Mr Giambruno (soprattutto stavolta) l’ha fatta grossa. In un colpo solo ha mandato tutto all’aria: lavoro, famiglia, credibilità, onore. Che venga radiato auspichiamo che sia il minimo: non tanto perché dice cose discutibili -siamo onesti: quanti nostri colleghi/superiori/conoscenti fanno battute becere come quelle che abbiamo sentito uscire dalla sua bocca?- ma perché si è sempre dimostrato non all’altezza.
Non si è mai dimostrato all’altezza del suo ruolo di giornalista -peraltro essendo passato dal simpatizzare per il PD ad essere un accanito sostenitore di FDI- non si è mai dimostrato all’altezza di essere una “punta” di un’azienda come Mediaset: l’atteggiamento spocchioso e a tratti grottesco emerso dal servizio di Striscia la notizia, ha chiaramente lasciato intendere agli spettatori che lì lui si muove come uno che crede di poter fare come je pare perché tanto è “protetto”; considerazione poco rispettosa verso una realtà che probabilmente ti sta già dando più di quello che per meritocrazia ti spetterebbe.
Non si è mai dimostrato all’altezza del suo ruolo “indirettamente istituzionale”; quando sei il first man d’Italia, non puoi permetterti di dire tutto quello che ti passa per la testa, non puoi atteggiarti come Ivano di Viaggi di Nozze davanti alle telecamere (grazie Selvaggia Lucarelli per il suggerimento), non puoi parlare di threesome con colleghe che evidentemente non gradiscono quel tipo di attenzioni e soprattutto… forse non dovresti dare della cornuta alla donna che volenti o nolenti rappresenta 60 milioni di italiani nel mondo.
Giorgia Meloni -tolto ogni giudizio politico, tanto che per questo è stata applaudita persino dal Fatto Quotidiano– ha fatto benissimo a fare quello che ha fatto, ovvero senza pensarci troppo, mettere alla porta una persona che le ha mancato di rispetto in ogni modo in cui questo gesto può essere compiuto, sia a livello personale che istituzionale. Ma per come la penso, di tutto questo “putiferio” mediatico si è perso un pezzo, che a mio modesto parere è il fulcro della questione.
E’ stato giusto mandare in onda quei servizi di Giambruno? E’ stato giusto carpire dei discorsi (nel caso del servizio di ieri sera nemmeno fatti davanti alle telecamere) e mostrarli a quasi un milione di italiani, umiliando una madre, una donna, una persona che ha un ruolo istituzionale di primo piano? Secondo me no.
Secondo me se Antonio Ricci avesse voluto fare davvero un favore alla Premier, avrebbe mandato quei fuori onda direttamente sulla sua scrivania, evitando di umiliarla davanti a tutto il Paese (e non solo visto che di questo si parla già in tutto il mondo). E soprattuto, se avesse voluto “farle un favore” non avrebbe dovuto usarla per fare Share.
E’ questa la libertà di stampa e di espressione tanto agognata? E’ per questo che i nostri nonni si sono battuti in passato? E se uno non gradisce questo tipo di “libertà” sarebbe un nostalgico del regime?
Il nostro è un Paese libero, oppure è un Paese nel quale si può fare tutto quello che si vuole? Perché attenzione, la differenza fra questi due concetti c’è e non è nemmeno così sottile. Non so voi, ma quando ero piccola, i miei avi mi dicevano sempre che la libertà è la cosa più bella del mondo, ma attenzione: la mia libertà può e deve finire se va a ledere la libertà altrui. Essere liberi non significa vivere senza regole.
Essere liberi non significa aspettarsi di poter fare tutto ciò che ci passa per la mente. Essere liberi soprattutto, non dovrebbe significare “essere liberi di poter far del male agli altri”. In principio è toccato al Presidente Clinton, che per un banale rapporto orale (leggi: questione assolutamente privata) è stato costretto a mandare all’aria una carriera politica che seppur non necessariamente brillante, non merita certo di essere ricordata solo per un breve inconveniente chiamato Monica.
Di Silvio Berlusconi (pace all’anima sua) non apriamo nemmeno il capitolo perché non basterebbero 20 pagine per analizzare la sua storia pubblica: su quella privata non mi addentro perché non mi interessa (leggi: non avrebbe dovuto interessare nessuno).
Perché quando si vuole colpire qualcuno sul piano pubblico, bisogna ricorrere al privato? Quando lo capiamo che esistono -in ognuno di noi- due dimensioni, pubblica a privata per l’appunto, ed il privato deve rimanere privato? Siamo davvero sicuri che i politici devono essere migliori di noi? Ma se ci rappresentano, perché aspettarci che loro siano dei modelli di rettitudine quando noi siamo comuni peccatori?
Concludo con una breve storia triste ma vera che voglio condividere con voi: io ho fatto il liceo nel pieno periodo dello scandalo Bunga-bunga. Si sa che la scuola (soprattutto statale) è generalmente un ambiente orientato a sinistra e gli insegnanti non si sottraggono a fare politica in classe (cosa che esula dal loro ruolo e che al di là della bandiera politica, trovo scorretto a prescindere).
Bene, avevo un insegnante che in quel periodo entrava in classe con il Manifesto (legittimo!) E non mancava di mandare frecciatine all’allora nostro Primo Ministro (legittimo anche questo).
Anni dopo ritorno al liceo per un periodo di tirocinio e ritrovo quello stesso professore invischiato in una relazione con una bidella per la quale aveva lasciato la prof di inglese. Aveva moglie e due figli che lo aspettavano a casa. Ma voglio chiarire che non c’è giudizio da parte mia: quel prof era talmente figo che me lo sarei fatto anche io.
Ilenia Carbonara